c’è poi il discorso: eh, ma il dolore fortifica. ma, non so, mi sembra un argomento debole. il mondo è pieno di dolore ma non vedo tracce di tutta la forza che, stando alle frasi che si dicono, dovrebbe essere in circolo. forse potremmo ipotizzare una forza che non rispetti le leggi della termodinamica, qualcosa che sappia sparire e poi apparire nelle forme più innominabili. qualcosa che sappia cambiare stato senza tenerne traccia: un po' come l'amore, un po' come i figli. certo potrebbe anche esistere una forza così, sarebbe persino bello e consolatorio, ma secondo me non esiste. il dolore è qualcosa di serio e ben definito. non è ambiguo, non ha due facce. non è in grado di regalarti una specie di invincibilità proprio mentre tenta di distruggerti, ha in sé una natura antica e leale. una natura che va rispettata, non sfidata.
intorno vedo difficoltà, vedo sofferenza, vedo macigni pesantissimi da trasportare, ma non forza. noto la sopportazione, il resistere che, lo sappiamo, è come vincere. ma la forza, quella che ti fa guardare il nemico negli occhi, quella no, non la vedo. le persone che soffrono appaiono tremule e smarrite come è giusto che siano di fronte alle cose enormi che sono costretti a vivere. cosa dovrebbero fare: alzare la testa, sfidare il destino? chi ci ha pensato un attimo sa benissimo che, alla fine, vincerà il tempo, la corruzione del tutto, la natura.
io cammino piena fino all'orlo di punti interrogativi e mi sento meno di niente. mi basta incontrare l’ennesima signora con un foulard in testa per traboccare e farmi venire degli occhi lucidi completamente fuori mercato. occhi lucidi improponibili. occhi che non trovano spazio, lo so tantissimo, tra vetrine scintillanti e teste chinate a guardare chissà quali meraviglie a nove euro e novantanove centesimi. io guardo in su e cerco negli altri occhi la stessa malinconia ma pochi, pochissimi, corrispondono. e allora li tengo persi tra le righe del libro di turno o appuntati profondissimamente in quelli di d.
o in quelli dei miei bambini, ma lì è più difficile perché loro sono tempo puro. e il tempo puro ti abbraccia stretto con braccia morbidissime ma dura un attimo, giusto il tempo di farti pensare: sì, ce la posso fare.
poi va via.
il senso non c'è, non si sa mai. altrimenti due esserini come noi lo avrebbero già stanato... :-* ti abbraccio strettissima.
Scritto da: manu | lunedì, 16 novembre 2015 a 12:56
Che bello quello che scrivi Manu. Viviamo un momento piuttosto simile forse. Io sono in mezzo alla tempesta, non riesco a pensare in modo chiaro adesso, pero' proprio oggi dopo averle parlato mi sono detta, ma guarda te che coraggio che le e' venuto fuori...non so, forse ci spero ancora che il dolore fortifichi o almeno che ci cambi in meglio, altrimenti davvero che senso hanno certe cose che succedono...
Scritto da: nonsisamai | venerdì, 06 novembre 2015 a 05:16
laura, e allora torna presto! :-*
kovalski, abbiamo solo una vita e, spesso, sembra infinita. e, a volte, un attimo. i bambini aiutano a trovare un senso, è vero. ma la loro è un'età diversa dalla nostra, tempo puro.
albafucens, sono d'ccordo con ogni tua parola. ti segna, be oltre la retorica. ti abbraccio.
Scritto da: manu | mercoledì, 20 maggio 2015 a 11:08
il dolore non credo fortifichi, forse come più giustamente scrivi ti porta bensì a reagire... cercare di fronteggiarlo... gestirlo al meglio di quelle che sono le nostre possibilità.
il dolore ti segna, lascia la sua impronta, che poi il tempo un po' lenisce, seda, tra_muta... ma non cicatrizza completamente, il cuore, la mente di quando in quando rammentano, così come esiste altresì una memoria tissutale... una sorta di arto fantasma che continua a prudere, dolere.
Scritto da: albafucens | lunedì, 18 maggio 2015 a 12:27
ma alla fine, in fondo... questo è tutto quello che abbiamo, no? una vita. e il tempo che scorre, inesorabile. e bambini a marcarcelo come un pendolo gigantesco, lo scorrere del tempo. quando noi ci eravamo dimenticati che scorresse, il tempo, non ce lo ricordavamo più ormai, persi in una sorta di eterno presente da vita di adulti, quando non è più una successione di anni scolastici a marcarci il tempo. ma sono venuti loro, piccoli piccoli, a ricordarcelo. ed eccoci qui. da quest'altro lato della ruota. :-)
ps: grazie. davvero. per il tuo non essere mai banale. <3
Scritto da: kovalski | venerdì, 15 maggio 2015 a 20:31
Manu, io da te mi "trovo" sempre :-)
Scritto da: Laura | giovedì, 14 maggio 2015 a 21:20
xxx, grazie: raccontami come pensavi tu!
laura, ho letto che non ti trovi ma forse sei qua!
l'alligatore, spettinati ma con la testa a posto! :-)
alessio, certo, ma il punto è fare in modo che guardino. e, non so, tu dove vivi? qui a roma è così raro!
arthur, ne conosco anch'io di persone così. ma quella è una reazione. una reazione positiva (in senso stretto) e costruttiva e ammirevole e tutto. ma cosa potrebbero fare? lo scrivevo anche nel post, sopportare non è una scelta. è l'unica strada, dal momento che continuiamo a vivere. questo non implica affatto che quelle persone siano diventate più forti. anzi, spesso sono persone profondamente provate dalla vita. persone che si scoprono inspiegabilmente fragili, proprio perché conoscono anche il lato buio. proprio perché sanno.
mamo, anche secondo me... ed ora ne ho la prova! :-) grazie!
Scritto da: manu | giovedì, 14 maggio 2015 a 17:43
secondo me il dolore fa male
(http://physicsnet.co.uk/a-level-physics-as-a2/materials/stress-strain/)
Scritto da: mamo | giovedì, 14 maggio 2015 a 14:35
Eccomi da te. :-)
Incomincio dicendoti che in quanto a lucciconi siamo abbastanza simili, con l’aggravante che essendo un uomo devo anche mascherarlo un po’, ma non più di tanto a dire il vero.
Sì, il detto che il dolore fortifica è un po’ ambiguo, però credo abbia in fondo in fondo delle verità.
Diciamo che dipende sempre da persona a persona, da come si affrontano certi dolori, delle perdite per esempio. Conosco una donna che nella sua vita ha dovuto affrontare diverse prove, per prima la perdita del marito che aveva 33 anni e dopo della figlia morta a 22 anni.
Di lei ho sempre ammirato il coraggio, quella sorta di dignità che non l’ha mai portata a piangersi addosso in pubblico o con chicchessia, e tu che sei una madre (credo), puoi capire benissimo cosa possa voler dire per una madre la perdita di una figlia, un dolore immenso che lascia dei segni indelebili.
Eppure lei ha reagito, si è dedicata a certe cose, si è appena laureata in Scienze della Religione, dedica molto tempo alle persone disabili e allo stesso modo si è ritagliata degli spazi personali, viaggi e quant’altro, dedicandosi di più a se stessa o alla consapevolezza di sé, che non sempre è la stessa cosa.
Non so se il dolore della perdita della figlia l’abbia fortificata, non credo, ma le ha dato quel coraggio che le serve per affrontare la vita e credo che già solo questo, sia una grande cosa.
E’ da lei che ho imparato a sorridere, a vedere l’inizio della mia giornata con un riflesso di sole che la illumina, così come ho imparato che quel poco che ci resta, perché la vita se ci pensi è un attimo, bisogna saperlo vivere nel modo migliore, consapevolmente.
Scritto da: arthur | giovedì, 14 maggio 2015 a 12:24
Gli occhi lucidi ti fanno gli occhi belli e se uno sollevasse lo sguardo da quelle vetrine e sapesse notarli sono sicurissimo che comincerebe a volerti bene!!!! Ciao, Manu!
Scritto da: alessio | giovedì, 14 maggio 2015 a 10:41
Nessuna parola fuori post(o) nel tuo argomentare.
Scritto da: L' Alligatore | giovedì, 14 maggio 2015 a 01:19
(Cara Manu di pensieri e poesia)
Scritto da: Laura | mercoledì, 13 maggio 2015 a 22:06
Tu mi lasci sempre senza parole. Questa mattina pensavo più o meno le stesse cose ma molto meno poeticamente.
Scritto da: xxx | mercoledì, 13 maggio 2015 a 16:49
Come dire, piatto ricco mi ci ficco, senza ombra di dubbio, ma torno, adesso non posso, anche se ti confesso che un po' di malinconia me l'hai fatta venire mannaggia.
Ma scrivi così bene che te lo perdono. :-)
Ciao e a dopo.
Scritto da: arthur | mercoledì, 13 maggio 2015 a 12:21