quando il rumore è dentro è inutile tapparsi le orecchie. se l'arma che temi è il tuo cervello sei spacciato: neanche il metal detector più sofisticato la individuerà. se la bomba più potente che possiedi è nascosta da qualche parte dentro di te: scoppierai perché nessuno sarà in grado di disinnescarla. nessuno potrà salvarti. se la voce che ti dà più fastidio è quella della tua coscienza, allora stare un po' da solo diventerà il più terribile dei tuoi incubi.
e quando ti capita sai che se stai bene è solo una tregua e poi le voci torneranno. e con loro le parole. e, a volte, la musica. quella che chiamano earworm.
qualche giorno fa anche gary shteyngart ha scritto qualcosa di simile e qualche settimana fa, fatte le dovute proporzioni, è successo anche a me. durante la notte vasco brondi continuava a ripetermi: ai passanti che gettano i cervelli dal cavalcavia sui nostri pomeriggi troppo lunghi e troppo azzurri, ai passanti che gettano i cervelli dal cavalcavia sui nostri pomeriggi troppo lunghi e troppo azzurri... e anche la mattina dopo, troppo lunghi!, la sua voce, troppo azzurri!, era sempre lì. e davvero, ai passanti che gettano i cervelli!, non riuscivo a liberarmene. ma il mio è un caso diverso, dal cavalcavia sui nostri pomeriggi!, il mio dipende dall'ossessione che riverso in tutto, troppo lunghi! troppo azzurri!, e che mi porta ad ascoltare la stessa canzone per decine di volte.
ma il terrore che quella musica non smetta più, la paura della paura che quella voce possa tornare a chiamarti, la disperazione di sapere che risponderesti, di sentire che ci sarebbe una parte di te pronta a unirsi in coro e cantare con le luci della centrale elettrica non ha eguali.
se ci pensate i kamikaze di varia natura sono persone che indossano un vestito, che si cuciono addosso una missione e diventano lo strumento per realizzarla. una ragazza che si fa esplodere in un mercato è portatrice di terrore e morirà pur di realizzare il suo scopo. ma non è, in senso ontologico, terrore puro. gli inferni interiori, quelli che senti solo tu, le dinamiche che corrono imprendibili nelle vene e non sai come fare, le parole sbagliate che sembrano trarre nutrimenti proprio da quello che introduci sperando che le distrugga. la paura di trovarsi a tu per tu con mostri senza faccia e stati d'animo senza nome che non ti fa chiudere gli occhi...
no, non c'è paragone: abbiamo più controllo sul mondo esterno che su di noi. se ti trovi in una stanza affollata puoi uscire fuori e respirare tutta l'aria che vuoi. poi, se hai ancora caldo, puoi spogliarti fino a rimanere nudo. ma oltre non puoi andare e non riuscirai, soluzioni banali a parte, a scappare da te stesso. mai.
«se gli armoniosi suoni di note intonate
in perfetto assieme ti offendono l’orecchio
questo denuncia in te una mente confusa»
albafucens, quello che mi colpisce di certi fenomeni è la nostra totale impotenza a riguardo, la nostra mancanza di controllo. e, a ben pensarci, è sempre lì il punto: perdere il controllo. ti abbraccio!
Scritto da: manu | mercoledì, 06 maggio 2015 a 11:56
chiamali se vuoi rumori di fondo... ^_^
dentro ognuno di noi c'è un microcosmo di sensazioni, emozioni, rimorsi, storie di vita in_compiute e tanto altro che pullula e ferve, sussurra... forse chissà... chiede udienza, e sì concordo scappare da noi non si può, possiamo mettere a tacerle le voci la musica per un po', poi tornerà a farti sentire
Scritto da: albafucens | mercoledì, 06 maggio 2015 a 10:41
tu non preoccuparti
Scritto da: kovalski | mercoledì, 29 aprile 2015 a 14:32
Sì, può essere una visione della cosa... :-)
Scritto da: arthur | lunedì, 27 aprile 2015 a 11:06
no, io non credo che queste cose siano in relazione con il mondo reale. e quindi neanche con la solitudine. le voci cui ti aggrappi se non hai nessun altro con cui parlare sono una cosa diversa, sono una specie di amico immaginario che può diventare ossessione ma che può anche essere letto come un innocente autoaiuto al fine di uscirne... :-)
Scritto da: manu | domenica, 26 aprile 2015 a 21:02
Ma sì, avevo capito cosa intendessi tu, mannaggiatte, :-) ma ciò di cui tu parli non è causa anche della solitudine? Quando ci si sente soli a quel modo, le uniche voci che si sentono sono quelle di dentro, al punto che diventano delle urla dalle quali scappare, o sbaglio?
Beh, è sempre un piacere. :-)
Scritto da: arthur | sabato, 25 aprile 2015 a 08:28
arthur, tu parli di un essere umano di fronte alle avversità della vita. io parlo di un essere umano alle prese con voci di dentro così forti da confondere la propria, virus così potenti (e così invisibili) da riuscire a distruggere tutto di più e meglio di qualsiasi avversità.
xxx, grazie! mi dispiace per quel tuo periodo... avevi paura di essere troppo vigile o troppo poco? avevi paura dei sogni o dei pensieri?
Scritto da: manu | venerdì, 24 aprile 2015 a 20:32
Manu. Quanta poesia, quanto sentire. Io per molto tempo ho avuto paura di addormentarmi. Ora sto meglio ma avrei avuto bisogno di un aiuto professionale... Ma mi è rimasta la paura e a volte mi sento solo con me stesso e non mi piace.
Scritto da: xxx | venerdì, 24 aprile 2015 a 17:48
Se è così me ne rallegro. Inteso poi in quel senso, trovo sia verissimo. Ma per una strana sintonia, proprio ieri fermo al semaforo, guardando il solito ometto di circa quarant'anni che chiedeva l'elemosina, mi domandavo quale fosse lo scopo di una vita, la sua sempre la stessa o la nostra che per certi versi, per una illusoria sensazione diversa, ugualmente simile. Capire e farsi capire, quello che ho pubblicato oggi, sempre dopo una chiacchierata con una persona, scossa da tante, troppe morti nella sua vita, sulla solitudine dell'uomo e della sua incapacità di ritenersi non necessariamente da solo e il disastro germanwings lo conferma.
Oggi, le urla, le ingiurie, questo spettacolo indegno di cui si è malgrado tutto protagonisti, i botta e risposta di una politica ignorante e becera che non guarda in faccia nessuno, nemmeno la morte di persone innocenti, pur di raggranellare una manciata di voti in più, parlano di questa solitudine fatta di egoismi sempre più radicati e... evvabè, (…) che amarezza, forse è meglio non andare avanti.
Ci scriverò qualcosa e magari potremmo scriverla a quattro mani, che dici? :-)
Ari_Buon 25 aprile, sì, un giorno troppo sottovalutato. :-)
Scritto da: arthur | venerdì, 24 aprile 2015 a 16:35
no, arthur, scusa: non avevo capito io! credevo che ti riferissi al fatto che fosse difficile... ovviamente, come in ogni parola che scrivo, ci sono dentro io. ma in questo caso niente di personale, sentire una specie di orchestra può capitare a tutti, figuriamoci a me!
l'idea nasce dopo il disastro germanwings... mi ha molto colpito considerare che il pilota non avrebbe mai potuto essere controllato tra i suoi pensieri più segreti. un pensiero sbagliato ha avuto gli stessi effetti di una bomba, ma non avrebbe potuto, in nessun modo, essere disinnescato.
buon 25 aprile anche a te, un giorno sottovalutato. :-)
Scritto da: manu | venerdì, 24 aprile 2015 a 15:34
Alla mia domanda, cioè se era scritto solo per dire, hai risposto con quel "calato qui e ora" a Mamo e... beh, ecco perché ho detto che è un pezzo difficile, perché avevo capito che dentro c'eri tu e me ne preoccupavo.
Ma posso sempre essermi sbagliato. :-)
Ciao e buon 25 aprile, pieno di sole e di armoniosi suoni di note intonate che sanno fare compagnia. :-)
Scritto da: arthur | venerdì, 24 aprile 2015 a 15:18
kovalski, e se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti tu non preoccuparti tu non preoccuparti... sapevo che avresti capito!
arthur, ma no, dài! :-)
alessio, grazie! la canzone è cantata da sylvie vartan, la ragazza nella foto, e si tratta dell'earworm per definizione. almeno in italia. ciao!
mamo, meta? no, dài, è un post così concreto e calato nel qui e ora... :-D
Scritto da: manu | venerdì, 24 aprile 2015 a 14:17
metapost!
Scritto da: mamo | venerdì, 24 aprile 2015 a 10:06
Che meravigliosa creatura che sei... e bella questa versione di Zum Zum Zum, non è Mina?
Scritto da: alessio | venerdì, 24 aprile 2015 a 09:47
Che pezzo difficile!
Che poi, è giusto così per dire?
Beh, leggo e ascolto i miei pensieri.
Scritto da: arthur | venerdì, 24 aprile 2015 a 03:15
e non ho paura sai, degli ecomostri
:-)
Scritto da: kovalski | venerdì, 24 aprile 2015 a 00:05