« casi | Principale | kids and teachers are more than a score... »

giovedì, 09 aprile 2015

Commenti

manu

mamo, grazie! l'ho appena stampato... ora leggo! :-)

mamo

http://journal.sjdm.org/7303a/jdm7303a.htm

manu

come i tuoi. scrivi un post solo per me, dài.

Laura

(Ti leggo, ti recupero nelle mie letture di blog, con tutto il piacere che le parole generano al di qua della tua tastiera. Che grandi occhi i tuoi, manu.)

manu

e invece, eccoti! non sai come sono felice di rileggerti... :-)

stefano erasmo

ho provato a commentare ma non sono stato registrato...beh, se nemmeno il tuo blog mi accoglie butta malissimo :-)

manu

quali tradizioni? contraddici pure! :-D

arthur

Uhmmm... come si suol dire m'inviti a nozze. È giusto quel che dici, sono un uomo legato alle tradizioni e non contraddico mai una donna, conoscendone gli effetti devastanti.. hahaaaaa...ma secondo me ci sarebbe tanto da dire sull'argomento e relativamente agli esempi che hai fatto e quindi, ci scrivo un post, citandoti ovviamente, così allarghiamo la discussione e ti spiego come la penso.
A dopo quindi. ☺

manu

arthur, avrei moltissimi esempi... non so: i blog senza commenti? comunicano o si esprimono? i libri? i film? quanto un regista vuole, alla fine, comunicare? secondo me noi spettatori troviamo dei segnali nelle espressioni di un autore e comunichiamo con quelli. ma magari le intenzioni erano altre e magari i segnali che cogli tu sono diversi da quelli che coglierei io. e tanto basta a mettere in crisi tutta l'ipotesi comunicativa... o no? :-)
mamo, cavallerescamente vorrei risponderti che se ti avessi incontrato me lo ricorderei... :-D ma penso che sia successo quasi sicuramente, ci andavo spesso e non trovavamo mai parcheggio lì intorno: vuoi che, nel frattempo, non sia passato uno svedese in pectore in bicicletta? :-*

mamo

quindi vuoi dire che magari ci siamo visti di sguincio quando io passavo in bicicletta davanti allo studio del tuo oculista (2-300 m da casa mia) proprio mentre tu arrivavi per un controllo?

arthur

Non ne sono convinto, e visto che sto per partire rimando la discussione a dopododomani, ma se nel frattempo mi parli di quegli esempi...

Magari ci scrivo un post. ☺
Ciao e buon fine settimana. ☺

manu

io penso, invece, che esprimersi e comunicare siano due aspetti opposti. e ci si può esprimere anche senza comunicare, avrei decine di esempi a riguardo. :-)
e sì, arthur, la mia città è l'aquila. purtroppo e per fortuna. mi sento privilegiata per essere nata e cresciuta lì ma, nello stesso tempo, mi ferisce moltissimo vedere come sia ridotta oggi, nell'indifferenza dei più. solo chi la conosceva può sapere quanto fosse meravigliosa e bella e piena di cultura.

Arthur

Scusa Manu, non so perché ma per una strana associazione di idee ho avuto come una specie di lampo e… ma la tua città è L’Aquila?

Mi pare che quando ci siamo conosciuti o dopo un po’ forse, c’era stato il terremoto a L’Aquila, sbaglio?

Arthur

Beh, credo che le due cose vadano di pari passo, non puoi comunicare senza esprimerti e viceversa.

E visto che la settimana sta per finire, che dove mi trovo io non c’è il mare, mannaggia di una mannaggissima mannaggia, direbbe l’amico Alan, che fuori c’è il sole e che le prospettive del sabato e della domenica sono esclusivamente lavorative – devo sistemare la cantina che per una perdita di un tubo ho dovuto svuotare – ti auguro buon fine settimana e se per caso ti venisse voglia di andare al mare – sì, il mare lo amo con tutte le mie forze – salutamelo, ma tanto, tanto, tanto.

E detto questo, non pensare che io sia matto, anzi, dippiù, dippiù. :-)

Ciao!

manu

arthur, forse, alla fine, si tratta dell'eterno dilemma: comunicare o esprimersi. :-)

Arthur

Sì, è vero, ma non mi meraviglio di questa coincidenza. Sono andato a leggere, simpaticissima storiella, che esprime il senso di quello che dovrebbe essere l'obiettivo di ognuno di noi.

E qui non si tratta di essere buoni o quant’altro, ma solo un po’ attenti a ciò che ci circonda. Non siamo un’isola felice e chi pensa di vivere chiuso nel suo piccolissimo emisfero in fondo non si rende conto di cosa si perde e tra tutto, il rispetto di se stesso.

Ma adesso vorrei io raccontarti una storia, vera purtroppo. C’era una volta un’artista, o perlomeno lui credeva di esserlo e chi gli stava accanto lo assecondava in questa sua convinzione. Un musicista per intenderci, che una volta raggiunti tutti gli obiettivi di studio possibili e immaginabili, aveva deciso che l’unica cosa che gl’importava era di suonare solo per se stesso. Gli ho obiettato che poteva essere un modo per non cercare un confronto e lui mi ha risposto che era l’ultima cosa che gli interessava, il parere degli altri ovviamente. Mi capita alle volte di sentirlo suonare e la sensazione che provo è che quel suono sia come un lamento, senza un’anima, tecnicamente perfetto, troppo forse, ma privo del tutto delle emozioni.
Mi sono detto che forse era giusto così, lui non suonava per emozionare qualcuno, ma solo per se stesso e forse quel modo così viscerale e perfetto di procurare un suono, era il suo modo per emozionarsi.

Ma non commento oltre, altrimenti l’amarezza prende il sopravvento.

manu

ah, mamo, tra l'altro ti ho pensato tantissimo mentre scrivevo questo pezzo perché, anche se forse te l'ho già raccontato: indovina dov'era il mio lungimirante oculista? :-)

manu

alessio, grazie: mi sopravvaluti. sono andata di là a raccontare il tuo commento e la mia famiglia, tutta, è scoppiata a ridere senza aggiungere altro... fai tu! :-)
arthur, è vero. la tristezza nasce dal fatto che abbiamo scelta... ieri, leggendo qua e là, ho trovato ancora una volta (la terza!) questo nostro stesso concetto. qui. è incredibile quanto questo post di baol sia simile al tuo commento... non trovi? :-O
mamo, come mi è piaciuto quello che hai scritto! coglie così bene il senso di colpa e di contraddizione che volevo esprimere... in ogni caso, tranquillo, tu lontanissimo da te non potrai mai: sei troppo vasto. enorme. :-*

mamo

io guardo. mi intristisco. a volte. a volte penso ad altro. poi penso che pensavo ad altro e mi vergogno (di non essere quello che credo di essere). ma mica li posso aiutare tutti io! poi spendo €150 per la vernice della barca. mi compatisco un po' perche' non ho i soldi per andare in australia tutti gli anni. vedo mia figlia che anche lei guarda sempre meno. non ho tempo. ma ti pare che ggente che non capisce un cazzo guadagna stipendi paurosi? poi voto per un partito che mi vuole aumentare le tasse. penso che ci sono persone che non ce la possono fare da sole. non voglio controlli. vedo 5 uomini con la barba di 3 giorni vestiti a strati e ho paura.

ogni giorno sono un po' piu' lontano da quello che credo di essere.

Arthur

Già, una strana coincidenza, ma mica tanto a dire il vero, entrambi siamo davvero incuriositi su quello che ci gira intorno e entrambi non ci facciamo abbindolare dalle apparenze. Forse! :-)

Sai perché mi piace la fotografia e il ritratto in modo particolare? Perché in quel momento ho davanti a me qualcosa da scoprire. Generalmente quando fotografo qualcuno gli giro intorno e mentre lo faccio, parlo e lo faccio parlare. Si rilassa e allo stesso tempo incomincia ad avere fiducia e la sua parte migliore spunta fuori come per miracolo.

Saper guardare, saper vedere, non facile a dire il vero. :-)

Questo post l’avevo dedicato alla mia figlioccia e in quelle poche parole c’è tutto ciò che ho appena detto https://ilmondodiarthurphoto.wordpress.com/2009/11/23/guardami/

E poi, beh, è lontano dalle luci della ribalta che scorre la vita, ma anche dentro, con le sue contraddizioni che sono fatte di apparenza, che poi è un modo come un altro per sopravvivere, per accettare che il compromesso ci dia l’illusione di poter vivere meglio.

Quello che importa, credo, è la consapevolezza di ciò che vogliamo essere, ma non sempre purtroppo è possibile sceglierlo.

E allora il nostro sguardo alle volte è più triste dello sguardo che incontra, perché lui sa di non avere scelte e noi invece non ci rendiamo conto di come sia possibile che accada.

Evvabè!

Bel pezzo. :-)

alessio

MARDIN! Che post bellissimo! Ma come abbiamo fatto senza di te per tutti questi anni? Oggi mi sono accorto che mi sei mancata moltissimo. Quando passo da queste parti immagino le persone che ti sono accanto a come si sentiranno fortunate, credo sia un privilegio sentirti parlare e non lo dico per adulazione.... CIAO!

manu

kovalski, grazie. vorrei valere la metà di quello che pensi tu... sarebbe già un dono prezioso per me e per la mia voglia di riordinare tutto quello che non capisco. ma il dono più grande resta l'amicizia, l'ascolto, il fatto che dopo dieci anni, bene o male, siamo tutti ancora qua. :-)
xxx, invece erano gli occhiali, fidati! :-P

xxx

I tuoi occhi me li ricordo. Ho sempre pensato che vedessero più e meglio. Non ho mai pensato che fosse per gli occhiali.

kovalski

e le luci.
e tutto quello che ci dice, e tutto quello che ci troviamo in quelle frasi declamate e nelle giustapposizioni, e chissà se quello che ci troviamo ce l'ha messo lui o se ce lo troviamo noi...

e la manu.
e la tua scrittura. e quello che dici, e come lo sai dire. e qui non ho "chissà" o dubbi o domande. qui so. ché lo so che sei la scrittura che vorrei essere se sapessi scrivere come te. e lo sai da sempre, questo. che sono più di 10 anni che te lo dico. la mia scrittrice preferita. quella che vorrei saper essere.

<3 ;-*

I commenti per questa nota sono chiusi.