sette anni fa ero a cambridge, c'era il sole, era una splendida domenica delle palme. dalla hall dell'albergo dove dormivamo chiacchieravo con mia madre a l''aquila che preparava il pranzo, qualcuno suonava un piano poco più in là. mia madre mi diceva: c'è un sole bellissimo, oggi viene nonna.
viola corrreva su e giù intorno ai divanetti e ogni tanto veniva a sorridermi. io ero felice. uno di quei giorni in cui i vestiti cadono particolarmente bene e i capelli sono davvero contenti di essere i tuoi capelli e gli sguardi dei passanti a te, al tuo mondo, sembrano tutti di approvata ammirazione.
venivamo da una settimana a bristol. con viola avevo fatto lunghissime passeggiate sulle colline, intorno ai college storici, fino al porto. e ora, a cambridge, tutto sembrava così cosmopolita e familiare al tempo stesso. gli autobus a due piani passavano sotto la nostra finestra e viola urlava divertita. guardavamo le canoe sul canale. i portoni delle università erano aperti sul futuro e camminando cercavo di spiegare a viola la forza di gravità, le mele che cadono, newton. molte persone che conoscevamo percorrevano quelle stesse vie in quei giorni ed era tutto un riconoscersi e salutarsi. erano persone che stimiamo molto ma che vediamo poco, venute da tutto il mondo per lo stesso motivo di d.
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